Truffa telefonini H3G: rinvio a giudizio per 42 promotori

di Massimo Venturini

Lo scorso anno vi avevamo dato notizia della truffa ai danni di 3 Italia ad opera di diversi promotori quasi tutti residenti nella provincia di Latina.

MWC 09: il prototipo del Nokia N86L’indagine è andata avanti ed in questi giorni ne apprendiamo dalla stampa locale gli ulteriori sviluppi.
Il sostituto procuratore di Latina, Luigia Spinelli, ha chiesto infatti il rinvio a giudizio per 42 persone accusate, a vario titolo, dei reati di associazione a delinquere per truffa, falso, sostituzione di persona, appropriazione indebita.

I fatti risalgono al 2006 e hanno visto impegnati gli investigatori della Polizia Postale di Latina che hanno raccolto una serie di denunce di clienti raggirati da una ditta, vale a dire la Erremme Tecnology di  R.M., romano di 28 anni, titolare dell’impresa che stipulava contratti con proposte di abbonamento per conto delle società di telefonia mobile e fissa H3G, Bt  Albacom con tramite Blu Juice srl, naturalmente ignare di tutto.
Decine di falsi contratti di abbonamento sono stati acquisiti e allegati al fascicolo d’inchiesta. Le prime segnalazioni, infatti, erano sopraggiunte da utenti che credevano di  aver acquistato dei cellulari senza alcun tipo di abbonamento, telefonini che poi si rivelavano semplicemente in comodato d’uso: ma questo escomatage era solo la punta di un iceberg. Le vittime ignare della frode sono almeno 260, tutte residenti tra la capitale, la provincia pontina e quella di Frosinone.

La società, finita nell’inchiesta,operava quale filiale della Blu Juice ed era finalizzata alla collocazione dei telefoni H3G.
Gli indagati, nel corso di un anno, erano riusciti a conseguire l’ingiusto profitto rappresentato dal corrispettivo dei compensi degli abbonamenti e dal valore dei telefonini che rivendevano privatamente, mentre in base alle direttive contrattuali impartite dalla Blu Juice e dalla H3G, dovevano essere consegnati agli utenti in comodato d’uso.
Il compito dei promotori era quello di convincere la persona interessata facendole credere che avrebbe potuto pagare nell’immediato solo il valore del telefonino senza l’obbligo di un consumo minimo di traffico mensile.
Dopo aver firmato, però, il cliente si ritrovava con un addebito della somma di dieci euro mensili qualora non fosse stato raggiunto il minimo mensile. Condizioni che i promotori celavano appositamente al fine di indurre e portare a casa nuovi acquirenti, mentre sulle stipule venivano trascritte delle false coordinate postali e bancarie ai danni delle società di telefonia mobile e fissa.

| via  Latina Oggi

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