Caso Fastweb, parla Schloter: “Swisscom ha fiducia in Parisi”

di Andrea Trapani

L’eco del caso Fastweb arriva, per ovvi motivi, fino in Svizzera alla casa madre Swisscom.

A questo riguardo, ieri mattina, proprio il presidente del consiglio di amministrazione ha espresso al quotidiano di lingua tedesca “Neue Zürcher Zeitung” sul caso di riciclaggio di denaro. Al della prevedibile posizione sull’amministrazione controllata Carsten Schloter ha ribadito che gli avvocati Fastweb hanno l’obiettivo di dimostrare che non è necessario. Tutto questo per evitare una paralisi delle attività.

Nell’intervista emerge che fino ad ora  “non vi è alcuna indicazione che l’attuale leadership abbia commesso qualche errore“, tanto che Swisscom non ha affatto messo in discussione la sua fiducia  l’Amministratore Delegato di Fastweb, Stefano Parisi. Riguardo all’inchiesta in corso inoltre Schloter ha aggiunto che l’inchiesta in corso contro l’amministrazione di Fastweb non riguardo il riciclaggio di denaro sporco, ma l’approvazione del rendiconto IVA e  dei libri contabili del 2006.

Per quanto ne sappiamo non ci sono ragioni per togliere la fiducia all’attuale  AD“, ribadisce  Schloter all’intervistatore, sull’ipotesi di una sospensione temporanea di Parisi. “Di contro – aggiunge – è chiaro che devono venir sospesi tutti i dipendenti contro i quali sussistono elementi di responsabilità“.

Ci vorranno infine “dai sei ai nove mesi” per comprendere il possibile impatto nel bilancio della capogruppo di questa vicenda. “E’ centrale la questione dei danni alla reputazione – sottolinea -. Fastweb genera il 60% del proprio fatturato con una clientela di tipo aziendale e tra questa una parte sostanziale sono istituzioni italiane. Siamo convinti che il buon nome dell’azienda resta intatto. Al momento sulla base del feedback dai clienti possiamo dire che i danni d’immagine in Italia restano limitati. Ma sarà decisivo come ci posizioneremo in questa situazione, in particolare per quel che riguarda la trasparenza e la collaborazione con gli inquirenti“.

| via Neue Zürcher Zeitung

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