Ma ci sono MVNO in Italia?
La domanda sembra banale, quasi folle ma guardate perchè la pongo...
...Morse.it ha fatto un'analisi interessante: http://www.morse.it/contenuti/6128.php
Il problema è la tipologia di soggetti e di accordi.
[...] Siamo quindi a dieci nuovi marchi di “cosiddetti” operatori mobili virtuali sul mercato. Ma la lista di chi vuole entrare è ancora lunga, all’attività di operatore mobile sarebbero interessati anche molti altri soggetti commerciali (la Isi del gruppo Costa, Buffetti, la catena MIT) ed operatori di TLC come Fastweb ed i piccoli e medi provider internet, che si stanno organizzando in forma aggregata.
Quello che non si riesce a comprendere, però, è perché molti di questi soggetti stiano usando impropriamente il termine MVNO: è ormai diffusissima la percezione che queste aziende siano diventate operatori virtuali, quando nessuna di esse è più che un rivenditore di servizi acquistati all’ingrosso. Il rispetto del lessico vorrebbe infatti che questi nuovi entranti venissero chiamati ATR od ESP (acronimi che stannto per Air Time Resellers ed Enhanced Service Providers) e non MVNO (acronimo di Mobile Virtual Network Operator).
La tematica sull’MVNO è effettivamente un argomento mal gestito dalla stampa, la sensazione diffusa è che in Italia esistano gli operatori mobili virtuali, quando non è così. Un MVNO fruisce solo del transito sulle reti dell'operatore mobile ospitante, essendo del tutto "pari" a questo per tutte le altre tematiche (libertà tariffaria, proprietà delle Sim, proprietà dei numeri, capacità di produrre servizi, e svariate altre cose).
I soli che si sganciano da questa terminologia errata sembrano essere i provider internet e Fastweb, aziende ben conscie della differenza tra essere rivenditori od operatori virtuali.
Alcuni giorni fa si è svolto un convegno sul settore organizzato a Roma da The Economist, a cui hanno preso parte quasi tutti gli addetti ai lavori. Durante la tavola rotonda conclusiva Gianmarco Carnovale, consigliere delegato per il settore del mobile di AIIP (l’associazione di categoria di area Confindustria che raccoglie gli operatori internet) ha affrontato l’argomento con un esempio:
“Per fare un parallelo con il mercato del pane, è come se i produttori di farina - gli operatori mobili “tradizionali” - vendessero pane al dettaglio ai consumatori, e vendessero anche del pane all’ingrosso – già cotto o pronto per cuocere - a dei supermercati che si autodefiniscono impropriamente produttori di pane. Ma rifiutandosi di vendere la farina ai panificatori veri. Questo limita seriamente sia la competizione che la possibilità di usufruire di un’ampia possibilità di scelta, che di fatto è limitata al pane prodotto dai soliti quattro, magari riconfezionato. Un vero produttore di pane invece, comprerebbe la farina e ci produrrebbe il proprio pane, usando gli ingredienti che vuole, magari inventandosi qualcosa di nuovo e creando valore aggiunto”.
“In Italia questo non è ancora possibile” ha precisato Carnovale “in quanto i produttori esclusivi di farina TIM, Vodafone, Wind ed H3G non vendono farina (il mero transito sulle reti, Ndr) agli operatori che la vorrebbero, come avviene all'estero. Qui si può solo comprare pane pronto o semilavorato, con limitatissime possibilità di scelta. L’Italia è, quindi, l’unico paese UE in cui non esiste ancora nemmeno un MVNO, e stiamo perdendo l’occasione per cavalcare questo settore permettendo alle tante piccole e medie imprese di telecomunicazioni di innovare ed inventare nuovi servizi”.
In risposta all’intervento incalzante, i rappresentanti di tutti e quattro gli operatori mobili si sono affrettati a confermare piena disponibilità ad aprire un dialogo con quegli operatori di telecomunicazioni che volessero davvero diventare MVNO.
Ci ha fatto piacere ascoltarlo, e ci auguriamo che la dichiarazione sia seguita da fatti. Se così non dovesse essere, l’auspicio è che l’Authority per le Comunicazioni o il Ministro Gentiloni intervengano al più presto imponendo l’obbligo di stipulare veri accordi di MVNO con gli operatori che lo richiedano. La normativa attuale lo consente ma non lo impone, e quindi gli operatori mobili si guardano bene dal vendere “farina”, e guarda caso l'atteggiamento è comune a tutti e quattro.
Solo la vendita del transito sulle reti mobili, senza obbligo di essere vincolati alla tecnologia ed ai servizi degli operatori mobili, permetterà la nascita degli MVNO e consentirà una vera concorrenza, concorrenza che potrà favorire la nascita e lo sviluppo di modelli industriali italiani legati al settore delle telecomunicazioni mobili anziché del mero “commercio” come sta avvenendo oggi.