La Tassa di Concessione Governativa rimane per (quasi) tutti

di Andrea Trapani

La tassa di concessione governativa, la cosiddetta TCG, che grava sugli abbonamenti di telefonia mobile è un argomento che interessa da sempre i più.

Negli scorsi mesi alcune decisioni riguardo a ricorsi delle Pubbliche Amministrazioni avevano aperto un varco alla possibilità – più volte ventilata – di una sua possibile sparizione.

Al di là delle difficoltà politiche in tal senso una lunga discussione si era aperta, anche all’interno della nostra Community, su questa eventualità.

L’Agenzia delle Entrate ha infatti spiegato – come riportano autorevoli testati come Key4Biz – che tutti gli utenti – comprese le amministrazioni pubbliche non statali – sono tenute al pagamento della tassa che non è stata affatto abrogata dall’entrata in vigore del Codice delle Comunicazioni.

Il riferimento è la risoluzione n.9/E dell’Agenzia delle Entrate che ha sottolineato che il pagamento della tassa “non è stato intaccato dall’entrata in vigore del Codice delle Comunicazioni”.

Il Codice delle Comunicazioni, pur abolendo l’art. 318 del Dpr n.156/1973, che disciplina la “licenza di esercizio”, non abroga l’articolo 21 della Tariffa allegata al Dpr n.641/1972, che prevede il pagamento della tassa di concessione governativa a fronte del rilascio della “licenza o documento sostitutivo per l’impiego di apparecchiature terminali per il servizio radiomobile pubblico terrestre di comunicazione”.

“Conferme circa la sussistenza del tributo possono essere rintracciate nella legge 244 del 2007 che, esentando i non udenti dal pagamento del tributo, di fatto, ne ha confermato la debenza in capo a tutti gli altri”

articolo 219 Codice delle Comunicazioni  “non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico del bilancio dello Stato”.

Di fatto condizioni impossibili da soddisfare abolendo la TCG che, nolenti gran parte dei clienti, rimane presente e da pagare fino a quando non verrà (veramente) abrogata. Amministrazioni statali escluse. Ossia, tranne lo Stato stesso, nessuno può evitare uno dei balzelli più antipatici per gli italiani.

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