Non solo 3 Italia: H3G alza la voce anche nel Regno Unito

di Andrea Trapani

Stavolta a lamentarsi non è Trezzano sul Naviglio, ma Londra. Ma ben poco cambia, anche se è interessante vedere come 3 UK – la filiale britannica di H3G – stia conducendo una simile battaglia sui costi di terminazione. A parlare è Kevin Russell, Amministratore Delegato di 3 UK.

“3 is approaching half a million broadband customers. The market is exploding – the same with our Skype service and our messaging service.

But we pay £190 million per year to subsidise other network operators as a result of the new termination rates, which have had the effect of increasing our payments to other networks, forcing our prices up. As a consequence, we have seen a 20 per cent fall in voice minutes on our network. However, our data usage is up 600 per cent.”

Cosa succede? Vediamo di tradurre al meglio il significato di quanto affermato dall’AD di 3 UK sulle pagine britanniche di Mobile News (“Debate rages over EC roaming regulations“).

“3 UK si avvicina al traguardo di mezzo milione di clienti a banda larga. Quel mercato sta crescendo vertiginosamente, lo stesso accade con il nostro servizio Skype e con il nostro servizio di messaggistica.

Noi però paghiamo 190 milioni all’anno di sterline per sovvenzionare  gli altri operatori mobili a causa dei nuovi costi di terminazione, che hanno avuto l’effetto di aumentare i nostri pagamenti agli altri gestori, costringendoci ad aumentare i nostri prezzi. Di conseguenza, abbiamo visto un calo del 20 per cento dei minuti delle chiamate voce transitate sulla nostra rete. Tuttavia, il servizio dati (internet, ndr) è aumentato del 600 per cento.”

La polemica sui costi di terminazione prosegue sui temi cari anche a 3 Italia, ossia che la loro regolamentazione non permette di fare la politica di mercato che ci si è prefissati. Un’importante differenza però intercorre tra la nostra penisola e la terra di Albione: il settore del 3G nel Regno Unito è deregolamentato e lo scorso anno l’Ofcom ha appoggiato la richiesta delle locali O2 e Orange di aumentare i propri costi di interconnessioni per 3UK in quanto, al pari di H3G, volevano sfruttare la possibilità offerta dall’Autorità di massimizzare con le chiamate entranti quanto investito sulla rete UMTS. Uno smacco per 3 la decisione dello scorso agosto (Ofcom | Determinations to resolve mobile call termination rate disputes between Hutchison 3G and each of O2 and Orange) che però trova in Viviane Reding iun più autorevole avversario. La riduzione dei costi di interconnessioni auspicata dalla Commissione Europea, infatti, ormai è diventata la principale battaglia del gruppo 3.

Certo sarebbe altrettanto utile che H3G non puntasse tutta la propria polemica sugli scarsi risultati nei vari mercati semplicemente orientandosi sui costi di terminazione. I conti non tornano, si è tentato di giocare sfruttando al massimo il sistema di tariffazione (vedasi in Italia con i concorsi a premi legati al traffico entrante e ai piani tariffari che hanno stimolato il cosiddetto fenomeno dell‘autoricarica) e ora lo si vorrebbe a vita. In realtà si è fatto tanto che qualcuno è intervenuto “dall’alto”.

Forse il commento di Kevin Russell su un paradosso dell’attuale telefonia inglese (ed italiana, nda) potrebbe essere spunto di un’interessante autocritica: Wholesale termination rates are higher than retail prices“. Ossia i costi all’ingrosso sono più alti di quelli (nominali, ndr) offerti alla clientela. C’è qualcosa da cambiare, no?

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