Perché si è parlato di una possibile fusione tra iliad e TIM

di Valerio Longhi

La questione ha come fulcro l’Italia per gli effetti, ma le fonti di un’indiscrezione che da fine novembre “tormenta” il mondo della telefonia nostrana arrivano dalla Francia.

Il contesto è la volontà di KKR, divenuta esplicita nelle scorse settimane, di ‘scalare’ TIM.

“Se Kkr acquista Telecom Italia la rivenderà in cinque anni e sarà pronta a consolidare il settore in Italia”: questa l’ipotesi lanciata dalle colonne di Bfm Business – lo scorso 26 novembre – secondo cui l’Opa degli americani ha tutte le potenzialità per trasformarsi in una resa dei conti fra Vincent Bolloré, il patron di Vivendi, e Xavier Niel, il rivale di Free, l’operatore a cui fa capo Iliad nonché membro del board del fondo Kkr.


A caldo l’attendibile Cor.Com aveva riportato che l’ipotesi di un consolidamento in Italia viene considerata da Equita più che possibile: “Non si tratta di una tesi inverosimile a nostro avviso visto che Niel aveva provato a costruire una posizione in Tim in passato, per l’interesse di Iliad per la rete fissa e per il business corporate e per la maggiore apertura dei regolatori a un consolidamento nel mercato”.

Secondo gli analisti, potrebbe rappresentare l’exit più interessante di Kkr dalla ServiceCo, mentre sulla NetCo l’exit sarebbe verso un’integrazione con Open Fiber in un operatore wholesale only.

Insomma, tante ipotesi con le carte ancora sul tavolo mentre ad oggi l’unico risultato reale sono state le dimissioni di Luigi Gubitosi.

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