“Tassare internet è demenziale”, la reazione di Anti Digital Divide

di Andrea Trapani

L’annuncio era arrivato dalla FIEG sui media tradizionali, i giornali già avevano lasciato spazio alla proposta di tassare la banda larga per aiutare gli editori tradizionali.

Il weekend è stato il tempo perfetto per rispondere alla proposta da parte dell’attiva Associazione Anti Digital Divide che ha diffuso un comunicato in cui esprime la propria totale contrarietà all’ipotesi di tassazione della Rete a favore dell’editoria.

Vi riportiamo la nota stampa che  – forse è inutile sottolinearlo, ndr – combacia anche con il punto di vista della nostra attività redazionale.

Tra i passaggi più salienti vi anticipiamo anche quello relativo a una riflessione, forse fin troppo banale, che è stata ignorata da molti. Ossia il monito stesso di Confindustria che sottolinea come “ogni euro investito nella banda larga ne produce almeno due di aumento di attività economica e di Pil. Il Paese non può rimandare questi interventi”.

Tassare Internet Sarebbe Demenziale, Piuttosto si Riduca l’Iva al 10%

Quando arriverà la primavera per il settore ICT, in particolare per internet, nell’arretrato stato italiano? A giudicare dalla proposte che si susseguono negli ultimi mesi, il risveglio dal letargo tecnologico sembra essere molto lontano. A nulla servono i richiami e i dati che provengono dall’Unione Europea, che vedono l’Italia arrancare agli ultimi posti per la penetrazione della banda larga ed inascoltate risultano essere le dichiarazioni di Viviane Reding, Commissario Europeo per la società dell’informazione e dei media: “L’economia digitale dell’Europa ha un potenziale incredibile, capace di generare ingenti profitti in tutti i settori; per convertire questo vantaggio in una crescita sostenibile tuttavia, i governi dovranno prendere in mano la situazione, adottando una politica di accoglimento per i nuovi servizi ed abbattendo le barriere esistenti.”.

Mentre in Inghilterra e Francia,  si investono miliardi di euro, in Italia non si riescono a sbloccare i fondi per la banda larga. L’incentivo per la banda larga, 20 milioni di euro ai giovani tra i 18 e 30 anni, è davvero poca cosa è sembra essere uno specchietto per le allodole da sfruttare in modo propagandistico verso coloro che non conoscono gli investimenti miliardari degli altri stati.

Restano inascoltate anche le dichiarazioni di Confindustria: “Sappiamo che ogni euro investito nella banda larga ne produce almeno due di aumento di attività economica e di Pil. Il Paese non può rimandare questi interventi”.

Oltre al danno dei mancanti investimenti per lo sviluppo della banda larga, sembra poter arrivare la beffa, in questi giorni il governo pare stia prendendo in seria considerazione la proposta del Presidente della Federazione Nazionale degli editori di giornali di introdurre una tassa per chi dispone di risorse di connettività ad Internet. Se mal si tollera la miopia del governo nel non sbloccare gli 800 milioni di euro per sostenere la diffusione della banda larga e abbattere il digital divide, appare demenziale e insensata la possibilità di tassare la connettività ad internet per supportare l’industria dei contenuti audiovisivi ed editoriali. In questo modo si rischia di danneggiare un settore fondamentale per il sistema paese, già limitato dagli scarsi investimenti e da un digital divide culturale ed infrastrutturale. Questo in un periodo di crisi economica darebbe il colpo di grazia alla diffusione della banda larga. Per quale motivo e su base di quale logica in un mercato dove dovrebbe vigere la, tanto auspicata, libera concorrenza, un soggetto dovrebbe finanziare un suo concorrente?

Anti Digital Divide è totalmente contraria all’introduzione di qualsiasi tassa su internet, piuttosto si sblocchino gli 800 milioni di euro di incentivi e per dare ossigeno al mercato della banda larga si porti per i prossimi due anni l’aliquota Iva dal 20 al 10%, in questo modo forse l’Italia riuscirà a recuperare un po’ di terreno rispetto agli altri stati europei, sulla diffusione della banda larga.

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