TIM e KKR, come vedono il futuro gli analisti

di Martina Tortelli

Telecom Italia (TIM SpA) sta forse entrando in una nuova fase della sua travagliata storia recente nell’ultimo segnale sul come i mercati pubblici stiano perdendo il loro appeal per gli operatori nel (maturo) settore delle telecomunicazioni europeo, afferma Scope Ratings.

“Il mercato italiano delle telecomunicazioni è particolarmente impegnativo in quanto uno dei più maturi d’Europa, con pochi segnali che il lungo periodo di decrescita stia volgendo al termine“, afferma Jacques de Greling, analista di Scope.

I ricavi totali delle telecomunicazioni in Italia sono diminuiti del 6,9% nel 2020 – 8,2% per il mobile; 5,7% per il fisso – rispetto al 2019, accentuando il declino su base decennale.

De Greling afferma che questo è il difficile contesto in cui l’operatore di telecomunicazioni italiano ha ricevuto un’offerta di acquisizione (non richiesta) dalla società di private equity statunitense KKR & Co del valore di oltre 33 miliardi di euro. TIM ha un debito netto di circa 22,5 miliardi di euro, mentre l’offerta di KKR per il capitale della società di quasi 11 miliardi di euro rappresenta un premio del 45% sul prezzo di chiusura dell’azione dello scorso 19 novembre.

Se Telecom Italia deve cambiare proprietà, allora un’acquisizione da una private equity è forse il modo più probabile con cui accadrà“, afferma. I proprietari di altre grandi aziende di telecomunicazioni europee hanno mostrato la strada, guidati da Xaviel Niel e Patrick Drahi che hanno reso private le holding dei principali operatori francesi iliad e SFR. In tal senso anche KKR aveva precedentemente esaminato l’acquisto di KPN NV nei Paesi Bassi.

KKR è potenzialmente ben posizionata in Italia”, afferma de Greling, osservando che la società ha acquisito una partecipazione del 37,5% in FiberCop nel 2020.

“In secondo luogo, il management di Telecom Italia è sotto forte pressione per dare una svolta all’attività dopo due recenti profit warning, con il prezzo del titolo scambiato a meno della metà di quello a cui Vivendi SA, il più grande azionista della società con una quota del 24%, aveva acquistato.”

In terzo luogo, la prospettiva che TIM trovi un cavaliere bianco sotto forma di un altro operatore di telecomunicazioni europeo è nulla”, afferma. “Le fusioni nelle telecomunicazioni transfrontaliere su larga scala offrono risparmi sui costi trascurabili e nessun guadagno in termini di entrate in Europa“.

Tuttavia, perché questa operazione vada a buon fine, KKR dovrà conquistare l’azionista di controllo di Vivendi Vincent Bolloré, e il governo italiano – che detiene una golden share e una quota indiretta del 9,8% tramite Cassa depositi e prestiti – per il quale l’infrastruttura di rete di Telecom Italia rimane una risorsa strategica”, ricorda l’analista.

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