Nuovo studio Ericsson: il lavoro flessibile come nuova moneta di scambio

di Redazione

Future of Work Life, il nuovo rapporto dell’Ericsson Consumer & IndustryLab esamina come i dipendenti e i datori di lavoro affrontano l’attuale situazione e le loro opinioni sul futuro del lavoro, fortemente impattato dalla pandemia, dalla digitalizzazione e dalla flessibilità del mercato del lavoro.

Il modo in cui le persone lavorano è rimasto invariato per molto tempo, ma la pandemia è stato un importante elemento di rottura. Il lavoro è cambiato e continuerà a cambiare anche in futuro.

Quasi la metà (48%) dei lavoratori coinvolti nello studio afferma di godere di una maggiore flessibilità sul lavoro. Il 52% considera la flessibilità dell’orario o della sede di lavoro come un requisito fondamentale, e il 25% afferma che la flessibilità è la priorità assoluta se volesse iniziare a cercare un nuovo lavoro.


Svolgere il lavoro piuttosto che andare al lavoro è considerato centrale in questo nuovo modo di concepire la vita lavorativa.

In Italia, 4 lavoratori su 10 (40%) afferma di godere di una maggiore flessibilità sul lavoro. Il 33% dei lavoratori vede nella tecnologia un fattore di flessibilità e ciò che consente di lavorare da qualsiasi luogo. Il 43% considera la flessibilità dell’orario o della sede di lavoro come un requisito fondamentale, e il 21% afferma che la flessibilità è la priorità assoluta se volesse iniziare a cercare un nuovo lavoro.

La connettività mobile è fondamentale per colmare il divario digitale e garantire un lavoro più flessibile a chi non dispone di una connessione fissa. Per lavorare da casa, il 69% degli intervistati utilizza la banda larga, via cavo o fibra, mentre, sempre secondo lo studio Ericsson, il 61% dispone di router 3G/4G/5G o può utilizzare il proprio smartphone come dispositivo mobile. Allo stesso tempo, il 29% utilizza esclusivamente reti cellulari per connettersi. La necessità di affidarsi completamente alla connettività mobile è particolarmente evidente nelle aree rurali (meno di 5.000 abitanti), dove 4 persone su 10 utilizzano router e reti cellulari 3G/4G/5G per connettersi a Internet. È interessante notare che anche un quarto degli abitanti delle grandi aree metropolitane (oltre 5 milioni di abitanti) utilizza esclusivamente le reti mobili.

I datori di lavoro devono abbracciare la digitalizzazione e la gestione flessibile della forza lavoro, e questo può essere fatto creando un ambiente di lavoro moderno che supporti la collaborazione tra le persone, semplifichi il lavoro e valorizzi il contributo dei dipendenti al processo decisionale.


Risultati principali dello studio:

  • La flessibilità è la nuova moneta di scambio nel rapporto tra azienda e lavoratore. I dipendenti ritengono che la flessibilità sia un bisogno da soddisfare, dato che il lavoro ibrido continuerà a essere la norma: il 25% della popolazione lavorativa globale afferma che darà priorità alla flessibilità prima di ogni altra cosa. Percentuale che scende al 21% in Italia.
  • L’accesso alle tecnologie digitali rafforza la fiducia dei lavoratori. L’uso delle giuste tecnologie digitali raddoppia i giudizi positivi da parte dei dipendenti, senza aumentare lo stress.
  • Decisori e dipendenti sono sempre più in disaccordo sulla tecnologia. Solo il 33% dei datori di lavoro tiene conto delle preferenze dei dipendenti quando investe in nuove tecnologie, mentre 4 dipendenti su 10 si scontrano con strumenti non pertinenti alle loro mansioni.
  • Ambienti di lavoro flessibili possono portare a una maggiore sorveglianza. L’equilibrio tra visibilità e rispetto della privacy è una sfida nel lavoro ibrido. Il 65% dei dipendenti che si dichiarano ottimisti in merito alla flessibilità garantita dalla tecnologia, ritiene anche che sarà accompagnata da un aumento della sorveglianza.
  • Mercati del lavoro sempre più globalizzati offrono ai datori di lavoro nuovi talenti ma anche preoccupazioni. I decision maker nei mercati emergenti concordano sul fatto che la fedeltà stia diminuendo con l’aumentare dei lavori da remoto.
  • Il futuro del lavoro segue 5 linee direttrici. I lavoratori danno priorità a:
    • stabilità finanziaria (25%)
    • flessibilità (24%)
    • digitalizzazione/tecnologia (20%)
    • lavoro organizzato per progetti (12%) carriera (19%).

I lavoratori italiani danno invece priorità, nell’ordine, a: stabilità (40%), flessibilità (21%), digitalizzazione/tecnologia (17%), carriera (17%); lavoro organizzato per progetti (5%).

Anders Erlandsson, responsabile dell’IndustryLab di Ericsson, commenta: “Dalle nostre ricerche emerge chiaramente che il futuro del lavoro dipenderà sempre più da soluzioni ICT come il 5G o connettività mobile ad alta velocità disponibile in tutto il mondo. Riteniamo che la pandemia possa finalmente essere vista dallo specchietto retrovisore e quindi abbiamo voluto approfondire quali cambiamenti nella vita lavorativa delle persone si sono mantenuti e quali invece sono stati temporanei. Il mio risultato preferito è che il lavoro a distanza è chiaramente destinato a restare, forse non proprio al livello misurato durante la pandemia, ma comunque a livelli significativamente più alti.”

Jasmeet Singh Sethi, responsabile del ConsumerLab di Ericsson, commenta: “Nel mezzo della rapida digitalizzazione provocata dalla pandemia, la nostra ricerca evidenzia un divario preoccupante tra la tecnologia disponibile sul posto di lavoro e le esigenze dei dipendenti in materia di lavoro flessibile. Con 6 aziende su 10 che non dispongono di tecnologie adeguate per il proprio personale e solo 2 dipendenti su 10 che ritengono di avere strumenti appropriati sul luogo di lavoro, è urgente che le organizzazioni investano in strumenti digitali e in una solida connettività che permetta la collaborazione a distanza e la flessibilità, non solo per attrarre e trattenere i migliori talenti, ma anche per rimanere competitivi nel mondo post-pandemia.”

La ricerca è stata condotta in 30 mercati a livello globale, tra cui l’Italia; 38.000 sondaggi online tra i dipendenti, 3.600 sondaggi online tra i responsabili delle decisioni e 11 interviste approfondite con i responsabili delle decisioni di settori selezionati in tre mercati: Cina, Spagna e Stati Uniti.