Towerlend, conosciamo le antenne per la telefonia nate per mitigare l’impatto visivo e ambientale

di Valerio Longhi

Start up di Siena entra nel settore delle antenne per la telefonia mobile e fissa. Svolta verso il 5G e visione al 6G, le scelte per mitigare l’impatto visivo e ambientale. L’amministratore delegato, Alvaro Gjeci: “Presto una struttura tech per le città, dalle telecamere all’illuminazione tutto in un unico meccanismo innovativo per una futura connessione”

La presenza di antenne per la telefonia mobile è una costante negli skyline delle città. Infastidiscono gli amanti dell’estetica, preoccupano i residenti e spesso sono oggetto di dibattito nei consigli comunali e negli uffici delle sovrintendenze.

Polemiche che nei prossimi mesi e anni torneranno alla ribalta con l’arrivo del 6G, che causerà una nuova raffica di riqualificazioni ed incremento delle SRB (stazioni radio base, ndr).

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Sarà questa la prossima sfida che dovrà affrontare Towerlend. Azienda nata nel 2018 in provincia di Siena, si pone come obiettivo quello di costruire antenne e strutture di nicchia customizzate per i giganti della telefonia. Il lavoro dell’azienda è collegato alla produzione di rendering e customizzazioni progettuali.

A fondare Towerlend è stato Alvaro Gjeci. Classe 1994, è un giovanissimo imprenditore originario di Montepulciano. Ma invece di pensare ai grandi vini rossi, da sempre è stato affascinato dalle nuove tecnologie, un visionario del tech. La sua sfida è peraltro titanica: lottare contro multinazionali che operano da decenni nella costruzione delle antenne, per cercare di convincere i giganti della telefonia che con investimenti più accurati (e green) il mondo si può cambiare partendo dall’estetica.

Il business per ora funziona: fatturato in continua crescita (700 mila euro, +17% nell’ultimo anno), una decina tra collaboratori e dipendenti, trecento strutture progettate-fornite-installate nel corso del tempo praticamente in tutte le regioni italiane e un orizzonte di crescita enorme. “Il nostro compito è quello di disegnare e costruire strutture che possano ospitare le richieste dei clienti, che sappiano durare nel tempo, capaci di rispondere a stringenti requisiti tecnici e una costante riduzione che creano sull’ambienta”, dice lui.

Nel corso degli anni, l’azienda ha registrato quattro brevetti, due a livello nazionale e due a livello europeo. “Rispetto ad una struttura standard, le nostre utilizzano un 15% in meno di carpenteria metallica”, spiega Gjeci. “Nell’installare, impieghiamo in media il 18% in meno del tempo che serve ai nostri competitor. Ma la vera rivoluzione è la capacità di accogliere più operatori e configurazioni all’interno di esse, il che garantisce meno impatto visivo per i cittadini e più efficienza per il sistema della telefonia. Senza dimenticare l’importanza dell’adeguamento sismico”.

L’altro brevetto è invece relativo alle strutture autoportanti in cemento armato prefabbricato a supporto di torri autoportanti con altezze variabili dai dai 25 ai 40 metri, l’azienda è riuscita a creare un prodotto che si può installare e rendere operativo in soli due giorni ed ospitare l’intera flotta di operatori telefonici italiana.

Ma non basta. Adesso l’azienda vuole entrare nel processo di crescita delle smart cities con una nuovissima e innovativa antenna, la T-Light, che di fatto è apripista di un nuovo modello a livello europeo. È pensata per le città, un palo elegante che forse potrebbe ricordare dei lampioni. Ma che in realtà custodisce sulla propria cima e nella propria anima tutto il tech che le città chiedono: telecamere per controllare i passaggi, reti di connessione ai massimi livelli, sistemi per rilevare i cambiamenti climatici, domotica che garantisce coi pannelli solari il funzionamento di un impianto di illuminazione, il tutto con dei circuiti capaci di mantenere la continuità elettrica ed evitare disservizi in caso di sovraccarichi. L’azienda presenterà questa innovazione nella primavera 2025, i dettagli progettuali sono molto impegnativi da gestire e serve del tempo per concretizzare il progetto.

“Le sfide che ci porteranno nel futuro delle nostre città sono moltissime”, conclude il founder. “Il nostro compito è quello di ridurre al minimo gli spazi occupati dai chip e dalle tecnologie che usiamo per rendere sempre più intelligenti le strutture. Dovevamo scegliere se vivere nella luce dell’altruismo creativo o nel buio dell’egoismo distruttivo. Abbiamo scelto di lavorare per migliorare l’estetica delle telecomunicazioni”.

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